Insufficienza cardiaca NYHA II-IV da cardiomiopatia dilatativa di natura ischemica: la terapia cellulare migliora la prognosi
Nel corso del Meeting dell'American College of Cardiology ( ACC ) sono stati presentati i risultati di IxCELL-DCM, lo studio clinico di terapia cellulare per il trattamento della insufficienza cardiaca.
Nei pazienti con insufficienza cardiaca conseguente a cardiomiopatia dilatativa di natura ischemica, trattati con cellule staminali provenienti dal midollo osseo del paziente è stata osservata una riduzione del 37% nel numero di decessi e ricoveri ospedalieri per scompenso cardiaco acuto rispetto a un gruppo di controllo trattato con placebo.
IxCELL-DCM, uno studio di fase 2b, randomizzato e controllato, in doppio cieco, prevedeva la somministrazione di terapia cellulare, Ixmyelocel-T, oppure placebo a 126 pazienti con cardiopatia dilatativa su base ischemica e scompenso cardiaco in stadio NYHA III-IV.
. Una piccola quantità di midollo osseo è stata prelevata da ciascun paziente e due tipi di cellule staminali sono state selezionate e moltiplicate in laboratorio.
I due tipi di cellule sono state scelte in base a studi preclinici che ne avevano indicato la capacità di rimodellamento e neoformazione del tessuto miocardico oltre a un'azione antinfiammatoria.
Ixmyelocel-T è stato poi iniettato nel tessuto miocardico con una procedura mininvasiva.
In media, la procedura ha richiesto meno di 2 ore e data la scarsità di complicanze correlate all'intervento i pazienti sono stati, in genere, dimessi il giorno successivo.
Le valutazioni fatte a 1, 3, 6 e 12 mesi dopo il trattamento hanno mostrato che nei pazienti trattati con terapia cellulare si era verificato un numero di effetti collaterali e di complicanze significativamente inferiore rispetto al gruppo placebo.
A 12 mesi, il gruppo a cui era stata somministrata la terapia cellulare ha avuto un numero di decessi inferiore rispetto al gruppo placebo, 8 contro 4, nonché un minor numero di ricoveri correlati a insufficienza cardiaca acuta: 82.4% contro 51.7%, con una riduzione complessiva di quasi il 40% degli eventi cardiaci avversi.
Sono necessari studi clinici di fase 3 su ampie casistiche per verificare se Ixmyelocel-T possa diventare un'alternativa efficace alle attuali terapie per l'insufficienza cardiaca in fase avanzata. ( Xagena )
Fonte: The Lancet, 2016
XagenaHeadlines2016